In questo saggio l'autore svela, almeno in parte, la storia e
il mistero che avvolge il pavimento musivo della Cappella Palatina, a
cominciare dalle più antiche citazioni di Filagato da Cerami e di Ugo Falcando
i quali riferiscono di un'opera che ricorda un prato fiorito che non appassisce
mai perché fatto di marmi preziosi, metafora di una eterna primavera. Ma
nessuna traccia di decorazioni floreali si scorge oggi nel pavimento della
chiesa ad eccezione dei sectilia floreali
che decorano la fascia musiva che corre sulle grandi lastre marmoree lungo le
pareti. Un pavimento i cui lineamenti riconducono all'arte islamico-moresca, in
un contesto musivo prettamente bizantino nel presbiterio e islamico nelle
navate, ma che viene stilisticamente corrotto da una forte ed inspiegabile
presenza di patterns che contraddistinguono l'arte musiva cosmatesca romana.
Così, l'impressione di camminare su dei "tappeti orientali", viene
fortemente contrastata dall'impressione di camminare su un pavimento per metà
cosmatesco! A questo si aggiunge un mistero ancora più grande: quello della
diversità dei lineamenti del pavimento che si osserva nei tanti disegni
effettuati dagli architetti inviati dalla Scuola di Belle Arti di Parigi in
Sicilia, appositamente per descrivere e prendere i rilievi dei monumenti
storici. Da Hittorf a Lenoir, da Gailhabaud a Serradifalco, il pavimento della
Palatina assume colori, disegni e connotati sempre diversi, forse spiegabili
solo pensando ai tanti e permanenti restauri portati avanti ininterrottamente dal
XVI al XIX secolo. Tuttavia, una foto non datata, ma molto antica, mostra chiaramente
il pavimento della Palatina in modo diverso da come lo si vede oggi. Tutto ciò
l'autore ha raccolto e descritto, insieme all'analisi documentaria e autoptica
del monumento musivo pavimentale, in una impresa mai tentata prima, volta a
capire e svelare la storia e il mistero del pavimento musivo della Cappella
Palatina di Palermo.
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