venerdì 21 ottobre 2011

Chi erano veramente i Cosmati?


Chi erano veramente i Cosmati?

Può sembrare una domanda stupida, ma non lo è. Lo dimostra il fatto che la maggior parte di coloro che scrivono sull'argomento, specialmente i "non addetti ai lavori", ovvero giornalisti, insegnanti e persone che si occupano della materia solo superficialmente, non fanno alcuna distinzione tra maestri marmorari romani della prima epoca, maestri marmorari laziali, campani, meridionali e con il termine "Cosmati" fanno di tutt'erba un fascio!
Così tutti i pavimenti musivi presenti in strutture religiose dal X al XIV secolo, sono definiti "pavimenti cosmateschi". Forse è tempo che si cominci a fare chiarezza con qualche precisa distinzione. Una l'abbiamo già fatta ed è quella che spiega e definisce la differenza tra il periodo precosmatesco e quello cosmatesco. E siccome essa è strettamente correlata alla domanda con la quale ho intitolato questo articolo, cerco di integrare e completare le necessarie definizioni, distinzioni e cronologie.
Quando Camillo Boito nel 1860 intitolò il suo libro Architettura Cosmatesca, utilizzando forse per la prima volta nella storia il termine "cosmatesca", lo fece con la consapevolezza di riferirsi allo studio di monumenti artistici la cui paternità fu accertata, per un buon numero di reperti, grazie alle epigrafi su cui ricorreva spesso il nome di Cosma, uno dei maestri marmorari, e di altri relativi alla sua famiglia. Dopo un lungo lavoro di interpretazione di dette epigrafi, si è giunti finalmente ad una cronologia e genealogia di questi artisti marmorari romani che può essere considerata più o meno definitiva e corretta.
Dal 1860 l'architettura "cosmatesca" di Boito divenne famosa e creò inconsapevolmente le basi per la definizione di un'arte che sarà in seguito generalmente definita "arte cosmatesca". Ma il termine è riferito espressamente ai lavori effettuati solo da una particolare famiglia dei marmorari romani i cui membri sono stati genericamente definiti e denominati nel tempo "Cosmati".

Chi sono quindi i veri Cosmati?
I veri Cosmati sono i Doctissimi Magistri Marmorari Romani che operarono in Roma e nel territorio del Patrimonio di San Pietro, spingendosi forse anche oltre, la cui famiglia inizia con Tebaldo Marmoraro che inizia la sua opera nei primi decenni dell'anno Mille, prosegue con il figlio Lorenzo, probabilmente dalla metà del XII secolo in poi, e dai figli di quest'ultimo Iacopo e Cosma che sono gli artefici più conosciuti e famosi dei Cosmati, operanti tra il 1185 e il 1231 a cui seguono i relativi figli Luca e Iacopo II, questi detto anche alter, per distinguerlo dal nonno, che forse operarono fin verso la metà del XIII secolo.
Secondo la corretta cronologia dei marmorari romani, è questa l'unica famiglia dei veri Cosmati, o almeno quella cui ci si deve riferire quando si pronuncia il nome dei Cosmati.
Gli altri artisti appartengono ad altre famiglie che operarono parallelamente nello stesso periodo: quella di Magister Paulus (1100) a cui seguirono Giovanni, Pietro, Angelo e Sasso, e poi Nicola il figlio di Angelo e Iacopo, figlio di Nicola. La famiglia di Pietro Mellini, dal 1200, con il figlio Cosma II il cui nome nelle epigrafi è stato spesso confuso con l'altro Cosma gettando così molta confusione e i figli di questi: Iacopo III, Giovanni, Deodato, Pietro e Carlo. Ancora la famiglia dei Ranuccio o rainerius, discendendti da un poco noto Giovanni Marmoraro in cui si distinsero i maestri Pietro e Nicola e i figli di quest'ultimo Giovanni e Guittone, ecc.
Uno dei nomi più famosi, tra gli artisti di famiglia diversa, che collaborarono con i Cosmati è quello dei Vassalletto di cui si ignora il nome del capostipite, mentre famoso è il figlio Pietro Vassalletto ed il figlio di questi anonimo nel nome.

Sono tutti Cosmati questi artisti?

No, solo la famiglia di Tebaldo Marmorario è da considerare, al completo dei suoi membri, quella a cui riferirsi quando si scrive il nome Cosmati. A ragione di ciò, con il termine cosmatesco, considerato anche nelle sue più generali varianti espressive, coem cosmatesca, cosmatesche, ecc., sono da intendere solo quei particolari monumenti artistici riferibili esclusivamente all'operato dei membri della famiglia di Tebaldo marmoraro e, più specificamente, in mancanza di attribuzioni certe, al periodo che inizia con Lorenzo di Tebaldo dal XII secolo. Personalmente però, ritengo opportuno riferire, ancora più precisamente, un terminus ante quem con il quale definire univocamente l'inizio dell'era cosmatesca, che può essere rappresentato dal 1185, anno in cui il maestro Lorenzo si firmò per la prima volta con suo figlio Iacopo ancora adolescente, su un architrave nella cattedrale di Segni e di cui ci resta il reperto originale conservato nel locale Museo Archeologico; com terminus post quem, io propongo il 1246, che è l'anno della consacrazione dell'Oratorio di San Silvestro presso la basilica dei Santi Quattro Coronati ove si vede un pavimento rimaneggiato, probabilmente deturpato, restaurato varie volte, ma di chiara origine cosmatesca nello stile degli ultimi maestri Cosma e il fratello Luca.
1185-1246 è questo il lasso di tempo a cui riferire l'arte vera e propria cosmatesca in cui splendide opere pavimentali, decorative e architettoniche videro la luce sul territorio Laziale.

Un'arte senza volto

Eppure di tutta questa elevata e particolare espressione artistica non ci resta nemmeno un volto, né scolpito, né raffigurato in qualche documento. Non ci resta nessuna notizia sulle loro vicende familiari, sulla loro vita sul loro carattere e sulle loro disavventure professionali e personali.
Nemmeno un volto e in alcuni casi nemmeno il nome di coloro che hanno fatto brillare la fede per oltre un secolo attraverso quella minuziosa arte dell'opus tessellatum e dell'intarsio in paste vitree ed oro. Se non fosse stato per gli attestati di paternità con i quali ci hanno tramandato almeno i loro nomi, non avremmo mai avuto la possibilità di pronunciare la parola Cosmati, né di conoscere gli artefici di un'arte, quella cosmatesca, che dopo quasi mille anni brilla di luce propria come una stella nel cielo.



Nelle immagini, una porzione delle guilloche (in alto) e il quinconce nella cattedrale di Ferentino
(foto dell'autore).


1 commento:

  1. Grazie molto sei formidabile
    C'è bisogno di persona come lei per definire certa confusione su questo famiglia così importante

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