martedì 18 ottobre 2011

Cosmati. Marmorari Magistri Romani - I miei Libri







Questo blog è dedicato agli studi e ricerche di Nicola Severino sull'arte cosmatesca.

Cosmatesco e precosmatesco, una sostanziale differenza.

Spesso, visitando una chiesa medievale, siamo rimasti colpiti dallo splendore di alcuni arredi medievali, come pulpiti, amboni, transenne, troni vescovili, ecc.
In modo particolare siamo rimasti impressionati da quei pavimenti musivi, veri e propri tappeti di pietra colorati, che nel luccichio delle piccole tessere di porfidi e serpentini antichi, sembrano illuminare le buie chiese romaniche e guidare il fedele dall'ingresso fino al presbiterio.
Un'arte, quella del pavimento musivo, che affonda le sue radici nella storia dell'uomo arrivando fino ad almeno l'antichità classica.
L'antico repertorio dell'opus alexandrinum e dell'opus sectile dei Romani, fu interamente ereditato e reinterpretato dai maestri marmorari romani del XII e XIII secolo, ma solo dopo che i suoi primi rappresentanti diffusero quest'arte derivandola dall'insegnamento degli artisti bizantini che l'abate Desiderio chiamò da Costantinopoli tra il 1060 e il 1071 per la decorazione della ricostruita chiesa dell'abbazia di Montecassino.
La scuola di Montecassino quindi fu il tramite della cultura decorativa bizantina che si andò sviluppando nel centro Italia e nel meridione d'Italia. Nonostante siano forti le espressioni stilistiche che possono annoverarsi come sviluppo individuale di "componenti locali" delle botteghe marmorarie romane del XIII secolo, si evince abbondantemente che la tradizione dell'opus sectile pavimentale e decorativa si sviluppò nel centro Italia ad iniziare dalla scuola bizantina operante dell'abbazia di Montecassino fino alla fine del 1071, anno in cui la chiesa venne solennemente consacrata. In seguito, e per colere dell'abate Desiderio, e affinchè tale arte non fosse dimenticata in Italia, venne istituita una scuola apposita presso i monaci cassinesi e presso alcune sedi alle dipendenze di Montecassino, come l'abbazia di S. Liberatore alla Maiella, in cui i maestri bizantini insegnarono la loro arte.
Possiamo immaginare i capostipiti delle botteghe marmorarie romane, come Magister Paulus e Tebaldo Marmorario, i più antichi che si conoscano, operanti a Roma dai primi decenni del XII secolo, frequentare la scuola cassinese e così spiegarci la presenta firmata di Paulus nella cattedrale di Ferentino, e il pavimento dell'antica chiesa di San Pietro nelle rovine di Villa Magna ad Anagni (attribuzione stilistica), mentre lo stile di Tebaldo o del figlio Lorenzo può essere riconosciuto in diverse zone del basso Lazio, come nella maggior parte dei pavimenti precosmateschi di Roma.
Ecco, è spuntata fuori finalmetne la parola chiave: precosmatesco. Che significa?
Fino alla pubblicazione dei miei libri, il termine "precosmatesco" è stato usato in modo rarissimo e solo da qualche studioso (tra cui la dott.ssa Michela Cigola di Cassino), per individuare molto genericamente dei pavimenti musivi in tutto simili a quelli "cosmateschi", ma chiaramente riferibili ad un periodo in cui i veri maestri Cosmati non erano ancora nati. In genere il termine è stato raramente usato per definire il pavimento desideriano della chiesa di Montecassino che è del 1071.
Nei miei studi, ho avuto modo di specificare dettagliatamente la differenza tra i pavimenti "precosmateschi" e quelli "cosmateschi" per una constatazione molto semplice.
La maggior parte degli articoli (anche se rari) che accennano o studiano i pavimenti musivi medievali di Roma, parlano indistintamente di "pavimenti cosmateschi".
Qualcuno più attento, ha finalmente notato che in molti casi almeno una parte dei pavimenti definiti cosmateschi di Roma, sono in realtà riferibili ad un'epoca precedente, cioè in un periodo che può essere compreso almeno tra la metà e gli ultimi decenni del XII secolo. Cosa strana però, tali pavimenti mostrano una parte più antica e un'altra (in genere quella centrale, presso la navata mediana) più "moderna" riferibile all'epoca cosmatesca: come si spiega?
Una risposta a questa domanda non era ancora arrivata fino alla pubblicazione dei miei volumi.
La messa in opera dei pavimenti musivi da pate delle botteghe marmorarie romane può farsi iniziare con il papato di Pasquale II e i suoi successori, durante il quale furono realizzati i primi pavimenti precosmateschi all'epoca della consacrazione e/o riconsacrazione delle chiese e basiliche romane, fino all'apice del pavimento cosmatesco sotto il papato di Innocenzo III, principale committente dei maestri Cosmati Lorenzo, Iacopo, Cosma, Iacopo alter e Luca, cmprendendo un periodo di attività che possiamo definire vero e proprio cosmatesco compreso negli anni del papato di Innocenzo III, cioè tra il 1198 e 1216. Tale periodo, ovviamente è da modellare in base agli eventi. Credo che possano considerarsi cosmateschi anche i lavori effettuati da Lorenzo e Iacopo in giovane età nel basso Lazio e a Roma ad iniziare da quelli firmati nella cattedrale di Segni nel 1185. Ed è proprio questa data, incisa sulla lunga lastra di marmo conservata nel Museo Archeologico di Segni, che io vorrei riconoscere come terminus ante quem del periodo vero e proprio "cosmatesco", e come terminus post quem del periodo "precosmatesco".
Questa importante e basilare distinzione permette di distinguere stilisticamente le opere pavimentali prodotte a Roma e nel Patrimonium Sancti Petri tra il 1120 e il 1180 e di distinguere così, stilisticamente e cronologicamente, quanto attualmente si può vedere nelle facies dei litostrati delle basiliche romane. Principalmente si dare una spiegazione alle diversità tipologiche e stilistiche che si osservano tra le zone laterali e le fasce centrali.
Da quanto detto e supposto, viene da se ipotizzare che i maestri Cosmati, tra la fine del XII secolo e i primi decenni del XIII secolo, ebbero incarichi non solo di realizzare nuove opere, pavimentali e decorative, ma anche e soprattutto di restaurare quelle già esistenti!
E' questa, presumibilmente, la ragione per cui oggi coesistono tali differenze nei pavimenti cosmateschi di Roma. Lasciate intatte o minimamente ritoccate le zone laterali, come le lunghe file di ripartizioni rettangolari nelle navate minori, i Cosmati ebbero l'incarico di restaurare e ridefinire soprattutto le fasce centrali. Non sappiamo se essi le restaurarono solamente lasciando i disegni originari o se, molto più probabilmente, le ridisegnarono ex novo, secondo il loro nuovo stile cosmatesco.

I modelli certificati cosmateschi

Attualmente esistono solo due pavimenti "certificati" cosmateschi, cioè atribuiti ai maestri Cosmati per via documentale storica o direttamente, in modo inequivocabile, per essere firmati dagli stessi artisti. Questi due monumenti di primaria importanza si trovano uno nella cattedrale di Ferentino, attribuito per via documentale al maestro Iacopo di Lorenzo e datato attorno al 1204; il secondo si trova nella cattedrale di Anagni e consiste di due pavimenti, uno nella basilica superiore, overo nella chiesa, e l'altro nella basilica inferiore, o cripta di San Magno. In particolare, su un gradino del primo altare si firmarono gli artisti Cosma, con i figli Iacopo e Luca senza omettere la data del 1231, costituendo di fatto l'unico pavimento cosmatesco datato dagli stessi artisti!

E' ovvio che questi due monumenti devono per forza essere presi come il modello principale a cui riferirsi per ogni eventuale confronto storico, tipologico, stilistico e via dicendo. A questi per esempio, si avvicina per le affinità stilistiche riscontrate anche dalla studiosa Dorothy Glass nel 1980, il pavimento della cattedrale di Civita Castellana, attribuito agli stessi maestri Cosmati, sebbene non firmato. A questo ho avvicinato il riscoperto pavimento cosmatesco della chiesa di San Pietro in Vineis ad Anagni, disperso in varie chiese del luogo. Tenendo presente i dettagli di questi due pavimenti, si può tentare di riconoscere lo stile, i modi, la tecnica, il gusto degli stessi artisti in pavimenti altrimenti difficilmente riconducibili a delle famiglie di marmorari.
Senza volerlo, solo perchè essi sono i due pavimenti cosmateschi più vicini alla mia residenza, ho iniziato il mio percorso di studio e analisi di questi monumenti proprio da quelli accertati, approdando in seguito agli altri con la possibilità di una continua analisi tenendo presente i dettagli di quelli originali.
In questo nuovo modus operandi si è sviluppata la mia ricerca storico-documentale dei pavimenti cosmateschi ed in questo modo ho avuto la possibilità di dire forse qualcosa di nuovo rispetto alla letteratura, davvero scarna, oggi esistente sull'argomento.

I miei libri

Da ciò è nata l'esigenza di scrivere e rapportare tutte le mie scoperte in una serie che ho voluto intitolare "ARTE COSMATESCA" e che nel giro di un anno mi ha portato alla pubblicazione di ben 6 volumi di cui si può vedere la copertina nelle immagini proposte.
Gli interessati possono vedere le anteprime dei volumi ai seguenti indirizzi:

http://ilmiolibro.kataweb.it/categorie.asp?act=ricerca&genere=tutte&searchInput=cosmatesca&scelgoricerca=in_vetrina

http://ilmiolibro.kataweb.it/categorie.asp?act=ricerca&genere=tutte&searchInput=luminarie&scelgoricerca=in_vetrina

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